Tradimenti: che cosa patetica!
7 Settembre 2012
Meditavo da un po’ di tempo di scrivere un post su ciò che penso del tradimento. Oggi mi sono decisa. Ovviamente mi riferisco alla mia esperienza, e qualsiasi eventuale coincidenza in cui chiunque di voi si possa riconoscere è puramente casuale.
Buona lettura, e buona riflessione.
Sto sentendo la tua telefonata a lei nell’altra stanza, in cui ti rifugi per la privacy necessaria a quel contatto per mantenere un qualche legame anche dopo che io non ci sarò più – perché almeno di questo hai già la certezza.
Per questa ragione la buona Minerva – che è sempre un’amante (nel senso nobile del termine, se pur talvolta pure in quello ignobile) – un po’ ci prova, poi perde l’interesse e, nel malaugurato caso in cui l’ometto inetto continui, infine s’arrabbia.
Perché lei ingenuamente si lascia anche andare alla follia senza calcolo alcuno delle conseguenze di questa (tanto non certo la sua vita finisce senza l’ometto di turno) e sempre col pensiero di dare una svegliata all’interlocutore (ehi, pensi che la tua moglie/compagna ti salverà dalla sofferenza e dalla morte un domani? Guarda che ha già cominciato a farti provare entrambe le cose non dandotela manco nell’oggi in cui siete a metà della vostra vita – te ne rendi conto o no?).
Ma tutto ha un limite, e questo è visibile a occhio nudo alla velocità della luce 🙂
Io sono una persona pulita, sincera, onesta e infine libera, e nella libertà – nell’assenza di ‘paletti’, ‘ruoli’, aspettative’, ‘confini’ – c’è la possibilità d’andare in luoghi inesplorati, potenti, assoluti.
E c’è la possibilità – se ci si deve proprio legare a qualcuno/a – di farlo con il pensiero che non solo quella persona sia perfetta (e già se m’hai preso come amante pur avendo qualcuno/a, hai dimostrato che tu non lo sei), ma che potenzialmente potrebbe esserlo anche la relazione.
Ah, come ti dicevo all’inizio, non sono nuova a certe situazioni: sei almeno la terza persona che sento parlare a voce bassa, rassicurante, suadente, amorevole nella stanza a fianco. E la terza nella cui bocca, quando torni, ficco la lingua ridendo – amaramente e consapevolmente.
Bene, ora ne sai la ragione 😉