Mantenere la posizione
21 Giugno 2013
Potente la storia di Erdem Gunduz che arriva in piazza Taksim a Istanbul, si ferma davanti al ritratto del padre della Turchia laica Atatürk e sta semplicemente lì in silenzio – lo zaino a terra, le mani lungo i fianchi, senza compiere un solo movimento – nevvero?
E di lì, in varie città della Turchia e del mondo altri lo imitano – correndo nelle piazze per poi rimanere fermi e in silenzio per ore.
Un paio d’anni fa scrivevo su Metilparaben alcuni post in cui parlavo del potenziale rivoluzionario del mantenersi stabili nelle proprie posizioni (non però quella ‘stabilità’ frutto del non ascoltare le opzioni altrui, del non soppesarle adeguatamente e del non cambierà idea se le trovassimo migliori delle nostre, ché questa sarebbe mera ottusità), con limiti fissati a protezione di sé (un sé autentico, consapevole, lucido, coraggioso e libero: ovvero una persona completa, vera e coerente) imponendo in tal modo ad altri – di converso – il dover in qualche modo adattarsi sviluppando a loro volta un analogo amor proprio, e un limite a protezione di questo.
Un modello diverso dal combattere facendo opposizione all’interno di dinamiche di contrapposizione abituali – un combattere non-combattendo.
Io non credo che con queste strategie si possa vincere – per ciò che vedo la violenza della situazione sociale-politica-finanziaria attuale è andata così oltre ogni limite immaginabile che neanche più una guerra civile o un nuovo terrorismo potrebbero ripristinare una qualche ‘decenza’ di vita dei cittadini inermi di questo mondo. Bisogna trovare nuove e più raffinate strategie.
Nel frattempo, però, continuo a credere che si porga meno il fianco al nemico imponendo la propria vita come proprio modello di riferimento per la medesima, e che questi atti simbolici possano accompagnare l’elaborazione di altri modi per rovesciare la situazione attuale.
Intanto, di fatto, almeno vivremmo a modo nostro…