CRISTINA BALMA-TIVOLA

KRI "muovere [k] liberamente [ri]" | STI "stare [s] in moto [ti]" | NA "effetto [ā] del soffio vitale delle acque [n]"

¡Que tenga suerte! è ciò che noi abbiamo perso…

Oggi ho avuto un altro incontro di questi deliziosi, ché io sono una che parla con tutti, dalla guardarobiera del museo che mi fa poi entrare gratis per il piacere delle chiacchiere che, rispettosa del suo lavoro al contrario di tanti turisti buzzurri, scambio con lei al personale dell’ostello per cui cucino, pur se cliente, spaghettate comunitarie aperte anche agli altri viaggiatori squattrinati, dopo aver fatto colletta tra tutti per comprare gli ingredienti. Per tacer del leggere i tarocchi gratuitamente e del lasciare origami in regalo a chi incontro.

 

Lo so, non ci sono più da tempo con la testa 😀

 

 

L’anziana signora mendicava sotto il sole fuori da una chiesa chiusa. Le passo oltre facendole un cenno di saluto – almeno questo visto che già sono senza soldi io stessa e provo sentimenti contraddittori rispetto a come agire in queste situazioni: ché, sinché esistono i maledetti stati e i loro altrettanto maledetti governanti a gestirli, queste persone dovrebbero stare in carico loro attraverso le tasse che noi cittadini paghiamo. Altrimenti vadano stati e governanti fuori dai piedi e ci incaricheremo noi – società civile – di preoccuparcene.

 

 

Comunque, dicevo, le passo oltre. Due soli passi dopo trovo un cent. Certo, nulla. Ma mi chino e lo raccolgo. Io raccolgo sempre le monetine per terra. Quando ero piccola mio padre mi persuase che portavano fortuna, e lui stesso gettava intenzionalmente per terra, di tanto in tanto, monetine da 5 lire (ve le ricordate? quelle col delfino nelle mie memorie infantili…), sperando che chi le avesse trovate credesse come lui nella medesima utopia, e quindi ne sorridesse.

 

 

Torno indietro, e lo metto nel bicchiere della donna e le spiego: “Signora, io soldi non ne ho, ma da noi in Italia si dice che trovare monetine per strada porti fortuna, e allora io regalo questa fortuna a lei”. E le sorrido.

 

La signora si illumina. “Niña, grazie. Mi trattano tanto male, quelli che controllano i mendicanti che possono stare qui mi hanno già picchiata una volta allora adesso ci sto quando la chiesa è chiusa. Grazie di regalarmi questo pensiero, ho tanto bisogno di un po’ di fortuna…”. E sorride di nuovo.

 

 

Io continuo a pensare che sia questo ciò che abbiamo perso in Italia: la gentilezza, la solidarietà, la leggerezza, la speranza, la reciproca fiducia, e ci siamo trincerati nella durezza, nell’aggressività, nel sospetto, nella diffidenza e nel curare solo noi stessi nel nostro interesse di disperata sopravvivenza che, pur se chiaramente legittimo, ci ha resi cannibali verso i nostri simili. E quelli su in alto fomentano e approfittano sempre delle guerre in basso, così non ci si coalizzerà contro di loro.

 

Ecco, qui no: qui si coalizzano ancora contro un nemico comune: il ricordo di Franco, per fortuna, è ancora vivo e nessuno vuole più un rischio del genere…